Come Ci Si Accostava In Passato Al Brand?
I tempi sono certamente molto cambiati, la tecnologia, i canali social ed i devices permettono di avere un rapido accesso a tutte le risorse, comprese quelle attinenti al marchio registrato.
Prima dell’avvento di tutto ciò, accostarsi al brand risultava
decisamente più articolato, infatti, gli interessati alla questione
risultano a dir poco spaesati e, spesso e volentieri, finivano per
rivolgersi al proprio commercialista, vero e proprio punto di
riferimento.
Il commercialista
fungeva, quindi, da intermediario o referente sul territorio e, per
conto dei propri clienti, si ritrovava a dover rintracciare o
letteralmente “scovare” un professionista specializzato in grado di
assistere i propri clienti nella registrazione di un marchio. Questi
studi specializzati, infatti, risultavano completamente sconosciuti al
grande pubblico che, quindi, non sarebbe mai stato in grado di prendere
contatto direttamente con loro.
In
alcuni casi, erano gli stessi commercialisti che si sostituivano ai
professionisti della proprietà intellettuale. Purtroppo, tale
sostituzione professionale è risultata piuttosto rischiosa, visto e
considerato che la sola attività di compilazione della modulistica non
può certamente ritenersi completa per ottenere la registrazione marchio.
Si tenga, infatti, in debita considerazione la necessità di condurre la
previa indagine per le banche dati dei marchi e dei loghi, la necessità
di esaminare i risultati emersi, alla luce della giurisprudenza
ministeriale, attività di natura esclusivamente legale e, quindi, sulle
quali non cimentarsi senza la necessaria formazione tecnica.
Si aggiunge, inoltre, che propendere per la scelta di un brand
piuttosto che un altro può determinare delle conseguenza imprevedibili,
ad esempio la ricezione di opposizioni o azioni di nullità che
porrebbero pregiudicare l’immagine e comportare enormi esborsi
economici. In buona sostanza, se si deposita un “brand sbagliato”, non c’è poi avvocato, pur bravo che sia, che possa poi districare la matassa!
Altra questione che potrebbe risultare ostica per un commercialista è quella di individuare con esattezza il quanto costa registrare un marchio, soprattutto
all’estero, ossia nei vari Paesi extra-europei dove, spesso e
volentieri, si deve conoscere la normativa locale da dover applicare nel
caso di specie. Redigere un preventivo articolato, comprensivo di tutte
le tasse, oneri, costi ecc., comporta un’approfondita conoscenza della
materia che, peraltro, risulta anche in continua evoluzione.
Oggi
come oggi sono pochi coloro che si rivolgono ancora ai propri
commercialisti per acquisire informazioni e per impostare l’eventuale
attività di tutela del proprio brand, infatti, oramai è sufficiente navigare su Google
ed ottenere così tutte le risposte che si cercano. Magari, resta sempre
prudente incrociare le informazioni ottenute e verificare le fonti che
si sono consultate, visto che, come in tutti i campi professionali,
anche nel registrare un marchio ci si potrebbe imbattere in dei soggetti che si improvvisano essere dei cultori o professionisti della materia.
Il
consiglio è sempre quello di chiedere un preliminare parere gratuito
che possa consentirci di esaminare la serietà, la professionalità e la
disponibilità dello Studio al quale ci siamo rivolti, per poter
acquisire tutte le risposte che possano rivelarsi utili e decisive per
l’espletamento dell’incarico.
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